Roberta Vagliani

Il mese scorso abbiamo parlato di attrezzatura fotografica, questo mese lo dedichiamo allo storytelling.

In fotografia il termine storytelling è la narrazione delle immagini, è il raccontare tramite le immagini una storia.

Le immagini che si uniscono rivelano una trama, tramite volti delle persone, paesaggi o tramite la morale di ciò che si vuole raccontare.

L’errore che i giovani fotografi fanno spesso, è quello di rincorrere a tutti i costi l’immagine eccezzionale, il reportage fotografico. Un errore grave perché a volte si perde il filo conduttore del racconto che uno prima di partire si prefissa.

Prima di partire per un viaggio o per un progetto fotografico si deve avere ben chiare le idee; cosa si vuole descrivere, cosa si vuole trasmettere.

Tutto parte dal bisogno e la voglia di raccontare un luogo, la vita, le angosce e le gioie.

A volte però, non sempre quello che si vuole realizzare risulta subito possibile, bisogna pazientare e scontrarsi contro il reale e il nostro interiore, ma con la pazienza tutto si può realizzare.

Basta partire con un’idea ben chiara e decisa e raccontare cosi una storia, un filo conduttore con quello che noi andiamo a fotografare.

Raccontare delle storie, non per forza drammatiche; possiamo quindi raccontare momenti di vita, un viaggio, una descrizione personale. Qualcosa che ci scuote, ci tocca.

La scelta della storia da raccontare è il primo importante passo da compiere, per poi domandarci:

“Che cosa voglio raccontare?”

Mettere a fuoco il soggetto della narrazione e pensare la prossima storia fotografica alle quali dedicarci.

Per raccontare una storia, una narrazione, uno storytelling abbiamo bisogno di due aspetti fondamentali:
• il nostro linguaggio fotografico, dato dalla tecnica e dal nostro modo personale di fotografare
• la scelta del soggetto: che cosa vogliamo raccontare e perchè

Le fotografie raccontano storie. Le parole che ci sono dietro alla fotografia le dobbiamo creare noi, inserendole dentro ad un’immagine.

“Le grandi storie succedono a chi sa raccontarle”

Ira Glass